My own private Castelluccio

Anch’io, come tutti, ogni volta che leggo sui giornali un altro ricordo personale di questo o quell’autore sui luoghi travolti dal terremoto, mi domando: ma cosa me ne importa dei tuoi ricordi? Cosa stai aggiungendo, se non te stesso? Cos’ha il tuo aneddoto di diverso da quello di chiunque, se non la firma di un nome conosciuto? Poi però penso che per ognuno i propri ricordi sono straordinari, e spesso sinceri, e che nella quasi totalità dei casi sono i giornali a chiamarti e a chiederti un ricordo e tu da una parte sei sedotto da quella richiesta che ti illude sia speciale la tua esperienza, e dall’altra decidi di cedere al cuore il ruolo della ragione, e rinunci a rispondere “grazie, no, non ho niente di particolare da scrivere” perché hai voglia di dire i tuoi ricordi e i tuoi sentimenti, perché li senti, e approfitti lusingato del privilegio di poterli dire a tutti, tu, e non solo a tua moglie o ai tuoi colleghi al lavoro.

E insomma, divento più indulgente, e mi dico: non sta scrivendo per me, sta scrivendo per sé, forse non chiede nemmeno che io lo legga. Ed è il giornale che deve porsi eventualmente il problema di cosa interessi ai lettori, non lui o lei. Si diventa più indulgenti quando si ha un blog da tanto tempo, o si frequentano i social network: e ci si abitua allo stesso meccanismo, ad avere voglia di raccontare i fatti propri, e a condividere i ricordi.

L’ho presa larga. Tanti anni fa finii a Castelluccio: ci finii, proprio. 1998, credo. La presi larga già allora: non so in fuga da quali noie e routine pisane, o magari agitazioni sentimentali o ricerche di solitudine, presi la macchina e decisi di andare a vedere le Marche, per una decina di giorni, con una tenda. Scoprii posti bellissimi (e formulai, da toscano, questa conclusione che ripetei diverse volte al mio ritorno: che “le Marche sono belle come la Toscana, ma nessuno lo sa”; più tardi lo avrei detto dell’Abruzzo), spostandomi a caso di giorno in giorno, di mattina in pomeriggio: a Urbino dormii in casa di sconosciuti incontrati la sera sui gradini di una chiesa, chissà chi erano, ma grazie.
Scesi zigzagando verso sud, e un giorno, all’improvviso mi trovai in un posto incredibile che mi fece questa impressione: sapete quando nelle storie di Paperino lui si appoggia a una roccia nel deserto, e quella roccia ruota e Paperino precipita in un posto fatato, rimasto nascosto dalla storia e dal mondo per secoli, incantato di tesori e meraviglie? Ecco. Strada dopo strada, superai un crinale, e finii in un posto così, incredibile. Erano i piani di Castelluccio, ma questo lo scoprii poi. Per mesi dopo domandai a tutti come mai nessuno mi avesse avvisato che esisteva un posto così. A Castelluccio feci altre amicizie, e mi chiesero come mai fossi lì.
– Sto facendo un giro nelle Marche.
– Qui però sei in Umbria.
Tipo Cristoforo Colombo. Dormii in tenda in mezzo alla prateria, mi svegliai in una nebbia da Baskerville da cui spuntavano i pali del telegrafo, e i poggi su cui cominciavano ad arrivare i parapendisti. Giunto alla fine del viaggio, ritornai a casa a Pisa, contento e distratto, con le foto nella Pentax.

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Dopo, per anni, mi sono chiesto se Castelluccio avesse spodestato dalla mia scelta il posto più bello del mondo, ovvero Boccadarno a Marina di Pisa. Forse no, ma per doping.
Ecco, così ho raccontato a cosa penso quando leggo di Castelluccio distrutta dal terremoto: l’ho raccontato per me.

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6 commenti su “My own private Castelluccio

  1. errecielle

    Ho perso del tempo a registrarmi, cosa che non faccio quasi mai nei blog, per dirti che mi sono completamente immedesimato. Non andai in tenda ma quando arrivai su quei piani di Castelluccio rimasi li, appoggiato al cofano della macchina per almeno un paio d’ore. E le foto sono dentro una scatola piena di diapositive in soffitta.

    P.S. Aumenta il corpo del font dei commenti che qui non si legge nulla

    PP.S. Dice che c’è una versione nuova di wordpress e che devo avvisare l’amministratore

  2. Davide Costantini

    Sono di Ascoli Piceno e sono un ciclista e – meno – un amante della montagna.

    Sono salito sul Vettore, sono andato in bici e non tante volte a Castelluccio. Con e senza la neve.

    Posso dirle che la piana sta sempre lì, coi suoi fenomeni carsici e il suo splendore. La malinconia per il dolore e la sofferenza è giustificata ma quel posto non era magico per le case agglomerate di Castelluccio, che per la maggior parte erano edilizia di scarsissima qualità con nessun valore storico, ma per lo straordinario splendore dei Sibillini.

    Questi si sono un po’ crepati ma stanno sempre là.

    Castelluccio in se non è un paese di grandissimo rilievo, se non fosse nella piana non avrebbe il risalto che ha.. ce ne erano tanti oramai seppelliti nelle vicinanze con un valore storico monumentale molto maggiore.

    Insomma, capisco il suo dispiacere ma la piana sta ancora là, può ancora andarci a dormire in tenda e goderne della bellezza. C’è ancora “l’Italia” disegnata con il bosco, anche se sta svanendo perché quegli alberi sono stati portati e non riescono a riprodursi a 1300 metri di quota.

    E da abitante di queste terre le dico anche che la piana è spettacolare e affascinante, ma dopo averla frequentata varie volte perde velocemente l’appeal originale. Opinione personale chiaramente.

    Ci sono tanti splendidi percorsi, panorami e aree che vale la pena di vedere qui. Però meglio rimandare a quando la terra sarà un po’ meno aggressiva.

  3. Davide Costantini

    Forse mi sono spiegato un po’ male, il senso di quello che ho scritto è questo: qui abbiamo subito tantissime perdite, Castelluccio non è la più grave da un punto di vista storico – artistico. E tra l’altro ha buone probabilità di essere favorito nella ricostruzione.

    Una volta che avranno sistemato le strade, sicuramente ci vorrà del tempo, potrà tornare alla piana e ritrovarla solo leggermente diversa da come l’ha lasciata. Cosa che non si potrà dire per molti comuni della zona.

  4. francesco.bindi

    Ciao Luca.
    Mi hai commosso.
    Per Castelluccio e per Pisa.
    Mi sono ritrovato. Grazie.
    Saluti dal Trentino.

Commenti chiusi