La cosa da dire sul rapporto tra il mondo degli esperti, addetti ai lavori, giornalisti, e questi risultati elettorali non è la sciocchezza rituale sul “non avere capito cosa stava succedendo“, che si attacca a una variazione di tre o quattro punti percentuali rispetto a una previsione ampiamente fatta e proclamata sia del successo del M5S che di quello della Lega. Se una cosa come il M5S prende il 32 e non il 28-30 che avevi previsto, “non avevi capito cosa stava succedendo”, o lo avevi capito piuttosto bene? Ma accade sempre nel nostro sistema di informazione e analisi dei fenomeni che poiché basta poco per cambiare radicalmente le conseguenze (è la democrazia, ma anche il maggioritario del pensiero), a quel poco, dopo, seguano considerazioni epocali (nei titoli questo diventa “il paese del M5S” perché ha votato così un 5% di elettori che se avesse votato il PD avremmo scritto “il PD tiene”: figuriamoci fosse stato il 10%). Quindi la famosa “sorpresa” esiste, ma si riferisce a una quota del tutto esigua e minoritaria di voti imprevisti: il 90% degli italiani ha votato come ci si aspettava e si andava dicendo, qualunque “marea” c’era già.
No, la cosa da dire meno superficiale e facile è un’altra, direi, e riguarda tutto il 32% che vota M5S o tutto il 17% che vota Lega, mezza Italia che vota: ed è che dal sistema dell’informazione e degli esperti passa e attecchisce presso la maggioranza degli italiani la parte semplificata dei messaggi e non quella complessa delle analisi. Che “si fosse capito” che aria tirasse è inutile, se quella comprensione non è capace di generare un’informazione più completa ed efficace, anzi incentiva il voto di risentimento e sdegno. Quello di cui sono fatti i media italiani (giornali, programmi tv del pomeriggio, dichiarazioni di politici, eccetera, l’informazione) è testi e titoli: passano i titoli. Quello di cui sono fatti i media italiani è riflessioni accurate e sensazionalismo: passa il sensazionalismo. Quello di cui sono fatti i media italiani è immagine di progresso e terrorismo: passa il terrorismo. Quello di cui sono fatti i media italiani è spirito di convivenza e risentimento aizzato: passa il risentimento. Quello di cui sono fatti i media italiani è spiegazione dei fenomeni e litigio nei talk show: passa il litigio. Quello di cui sono fatti i media italiani è vero complesso e falso semplice: passa il falso.
Questa, direi, è la cosa che l’informazione non ha capito, ha finto di non avere capito, o ha capito benissimo: che l’informazione di qualità, accurata, capace di far capire le cose, non può essere solo una parte laterale di quello che fai, un alibi da mostrare di fronte alle accuse di terrorismo mediatico. Alla stragrande maggioranza degli elettori non arrivano quei messaggi lì: arrivano gli altri, direttamente dai media, o dalle loro ricadute nei bar, sui social network, negli uffici, nelle semplificazioni della tv sciatta. Perché non è vero che “tanta gente non si informa”: è vero che tanta gente – disabituata da decenni di media sciatti e cinici alla comprensione del mondo – registra solo le comunicazioni terroristiche, false, divisive e sobillatrici, delle quali sono complici tutti quanti, quelli che ora commentano l’inatteso 5%.
– Cosa sta succedendo (2016)