Non si sa da dove cominciare (e non è un modo di dire) a elencare le cose sbagliate (ed è un eufemismo) nella rubrica di stamattina di Massimo Gramellini sul Corriere della Sera. Ci rinuncio per imbarazzo a dire l’ovvio.
Ma ci rinuncio anche perché non voglio aggiungermi alla folla di critici che nelle ore a venire lo tempesteranno di più esplicite obiezioni (anche per colpa mia e di questo post): perché la cosa che mi interessa mostrare ora è il risultato di questa quotidiana tempesta di reazioni, soprattutto quelle più violente.
L’incipit di oggi di Gramellini è un perfetto esempio di “premettismo”, un tic indotto dal timore di essere accusato di indulgenza o simpatia nei confronti di chi stai difendendo (oppure viceversa, di antipatia per chi stai attaccando) e di subirne ritorsioni: è diventato un elemento frequentissimo degli articoli di commento o di opinione, dei post sui blog, capita a molti di esserne contagiati (anche a me). È il risultato del terrorismo ricattatorio costituito dalle reazioni critiche aggressive e violente a quello che scriverai (punto 4, qui): ed è la prova che il terrorismo ha vinto, costringendo chi scrive a dichiarare la propria obbedienza, una specie di cartello al collo, pur di poter esprimere un moderato dissenso sulle forme.
Una demagogia indotta, che si allinea a quella più generale e volontaria che è diventata la linea editoriale di molti quotidiani.
Oggi, in prima pagina sul Corriere della Sera, si accusa una giovane donna milanese di “smanie d’altruismo” (espressione-ossimoro nella stessa categoria del “buonismo”) per essere andata ad aiutare delle persone che ne hanno bisogno in Africa invece che a Lambrate.
Io non credo che Gramellini pensi davvero quelle cose – non me lo ricordo così, e spero il titolo non sia suo – ma se anche fosse, non credo che le avrebbe scritte vent’anni fa, quando si scriveva senza il timore di quello che ti si sarebbe scatenato contro (anche senza la ricchezza di confronti e opinioni utili, certo, le due cose convivono), quando non tirava quest’aria qui, che ti fa criticare chi insulta una ragazza in pericolo di vita, ma sotto il titolo “Cappuccetto Rosso”.
“Premetto che non ho niente contro l’onorevole Mussolini, che ha senz’altro ragione a voler frenare i disordini e le violenze socialiste”, avrebbe potuto dire allora un deputato d’opposizione, all’inizio del suo discorso parlamentare di denuncia delle persecuzioni squadriste. Sarebbe stato meglio per lui.
(Update: l’indomani Massimo Gramellini ha scritto questa risposta)