“Condor, lo conosci?”

C’è un altro decennale, tra la universale fine del decennio e il prossimo decimo compleanno del Post, su cui spendo qualche parola, approfittando che è la mattina di Natale e sarete probabilmente indaffarati coi cappelletti o con la pista delle macchinine nuova che vi hanno regalato.

Il 22 dicembre del 2009, dieci anni fa, andò in onda l’ultima puntata di Condor. Era un programma quotidiano che facemmo su Radio2 per alcuni anni con Matteo Bordone, erede di una sua versione più ridotta che avevo iniziato da solo nel 2003. Si chiamava Condor per queste ragioni qui, ci diede molte soddisfazioni e ci fece divertire assai, ci regalò molti ascoltatori affezionati ancora oggi (alcuni capaci di grandi lavori di conservazione della memoria) e ci fece lavorare con molte persone bravissime, a cominciare da Laura Fortini e Renzo Ceresa che vollero il programma e gli diedero spazio e aiuto, e con la tolleranza del direttore Valzania con cui avevamo complici divergenze. E questo per la parte ricordi rituali, a cui aggiungo solo la commovente ed enorme mole di saluti finali.
Poi oggi, dieci anni dopo, aggiungo due cose.

Mi dispiacque molto, quando un nuovo direttore di Radio2 annunciò la chiusura di Condor. Come a tutti quelli a cui chiudono un programma, o un progetto (mi scusino i radiofonici più navigati, io ho avuto solo quel programma lì). Poi, quando ti chiudono un programma o un progetto, suoni sfigato qualunque cosa tu dica: e quindi non dissi niente (salvo una piccola puntualizzazione su una maramalderia che mi sembrò di troppo). Oggi che siamo tutti lontani da quelle cose, scrivo qui che quella chiusura avvenne per ragioni editoriali scellerate e perdenti (l’idea di amputare la rete dei “contenuti” per fare ingenua concorrenza alle radio commerciali), che avvenne con modi meschini e pavidi (una telefonata fatta da me al direttore balbettante scuse, il quale non aveva e non avrebbe mai più ritenuto di farsi vivo), e che fu l’inizio di un lavoro di demolizione dell’identità e delle prospettive di Radio2 che ha in questi anni buttato via (come in molte cose Rai) una opportunità e un lavoro unici con risultati che oggi si vedono, o per essere più esatti non si vedono. E lo dico con massimo rispetto e ammirazione per le persone che dentro Radio2 continuano a cercare di fare cose buone, oppresse da logiche e indirizzi dirigenziali del tutto disorientati o succubi di diverse priorità.
Per dirne solo una, la rete era stata tra la quinta e sesta più ascoltata in Italia negli anni 2008-2009, oggi è nona, e in perdita superiore a tutte le altre (prendete con cautela i dati degli ascolti radio, che sono un guaio storico del mondo radiofonico italiano).
Furono insomma scelte pessime, attuate in modo pessimo, seguite da altre scellerate o confuse, e mai sovvertite.

La seconda cosa che volevo scrivere dieci anni dopo è che mi – ripeto – dispiacque molto e che avrei voluto continuare a fare Condor, e questo è sicuro. Ma in quegli stessi mesi stavamo già lavorando al progetto del Post, e col senno di poi tre cose mi sono chiare: che sarebbe stato molto difficile riuscire a fare bene entrambe le cose (il Post fu totalizzante subito, come lo è ancora); che il Post fu prezioso anche per distrarsi immediatamente da quella perdita; e che il Post deve molto, in termini di contenuti e di esperienza di rapporto con un pubblico affezionato (compreso il mio primo “festival“), a tutto quello che facemmo a Condor con tutti i coinvolti (tra cui metto tantissime persone in Rai, dai più assidui e affidabili tecnici, agli amici degli altri programmi, a Fiorello quando ci fece una sigla).
Gran bei ricordi, insomma, e buon Natale.

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