Ieri il ministro Speranza ha riferito in parlamento sul coronavirus. Non ci sono ragioni di dubitare che il ministero stia coordinando al meglio il lavoro sanitario necessario in questo contesto. Ma considerato quanto sia rilevante l’informazione efficace e corretta associata a questo lavoro, e quanto siano già diffusi allarmi sproporzionati, reazioni scriteriate e comunicazioni false (in prima pagina la Sicilia dice oggi ai suoi lettori che il coronavirus è “peggio della SARS”), anche questo è un fronte su cui il ministero dovrebbe avere grandi attenzioni e cautele. Il ministro Speranza è in politica da parecchio, ormai, e dovrebbe essere abbastanza avveduto da immaginare che buona parte dei media tradizionali italiani – non “il web”, non “i social network”, come pretende ancora di sostenere oggi un articolo su Repubblica – reagisce al termine “colera” come un branco di fiere che sente odore di prede. E che quindi in questa frase, probabilmente corretta e sensata e con intenzioni rassicurative, agli occhi di alcuni titolisti risplende una sola parola:
«Il nuovo virus, pur essendo per il momento classificato come di tipo B quanto a pericolosità al pari di quello della SARS, dell’AIDS e della polio, viene gestito come se fosse appartenente alla classe A, la stessa del colera e della peste»
Il risultato si vede in diversi articoli e persino su alcune prime pagine di oggi, con varie misure di eccitazione e scorrettezza: dall’isolamento delle parole in modo ingannevole e falsificatore, alla loro sintesi in modo equivoco.
Corriere: «Come ai tempi del colera. Durerà sei mesi»
Mattino: «Il coronavirus come il colera»
(Repubblica e Giornale corretti, per esempio: pur non trattenendosi dal riprendere nei titoli il termine suggestivo e pauroso, a cui altre testate hanno rinunciato)
Naturalmente anche Salvini ci è saltato sopra raccontando una cosa falsa ai suoi lettori (non “è considerato pericoloso come”, anzi Speranza ha detto il contrario).
E insomma, il ministro si trova purtroppo per lui e per tutti in un ruolo finalmente importante e molto delicato: si consiglia di sceglierle accortamente, le parole, figuriamoci quando vengono preparate e scritte per un intervento in parlamento.