Come dicono quelli sfiniti dopo ore di maratone elettorali (alcuni lo dicono anche dopo cinque minuti), “comunque vada a finire un risultato c’è già”. Il risultato è che quello in cui viviamo non ha smesso di essere lo stesso Occidente delle vittorie populiste di destra che abbiamo analizzato e descritto negli ultimi cinque anni. Un’eventuale vittoria di Biden sarà eventualmente benvenuta e importantissima, ma non sta costituendo “un’inversione di tendenza”: il risultato di Trump dice che il mondo va ancora in quella direzione là, malgrado gli accadimenti di quest’anno siano stati una variabile imprevista che ha creato difficoltà all’assenza di competenza e responsabilità dei demagoghi in tutto il mondo. Ma Trump ha preso una quantità enorme di voti se consideriamo i suoi fallimenti, l’inesistenza di suoi risultati, e le previsioni fin troppo ragionevoli fatte nei mesi scorsi. C’è un’inerzia pesantissima nelle teste di gran parte degli elettori, che è fatta di altre considerazioni e che gioca ancora a suo favore.
Quello che può succedere, e in piccola parte succede, è che quelle destre populiste possano essere vittime di se stesse, e il loro non essere all’altezza incontri degli incidenti e paghi dei costi. Ma quello che non sta succedendo è che le loro opposizioni progressiste siano in grado di fare capitale di questi ricavi, di costruire proposte e progetti convincenti per approfittarne e di sfruttare una domanda di proposte e progetti convincenti: che anche se perdente c’è, e avrebbe bisogno di proposte e progetti convincenti per crescere.
Il risultato di Biden, comunque migliore di quello di Clinton, e comunque importante, e comunque rappresentante di oltre metà degli americani, non è un cambio di direzione degli umori, desideri e consapevolezze delle persone: è una singolare e risicata vittoria in una battaglia importantissima, aiutata dagli errori dell’avversario e ottenuta con un isolato colpo di mano da un esercito tuttora in rotta e che è stato costretto alla guerriglia (che la guerriglia sia condotta con la strategia dell’opossum, qui e là, è affascinante ma poco cambia) contro un’egemonia culturale, sociale, politica che oggi è delle destre populiste, nei nostri mondi.
Insomma, il risultato ottenuto da Biden fin qui non è una di quelle cose che dicono che “qualcosa è successo”: ma potrebbe essere preziosissimo per far sì che “qualcosa succeda”, a saperne approfittare.