Gli effetti dell’eroina

Una serie di accidenti ha fatto sì che ieri ascoltassi due edizioni del Gr e una di un Tg Rai: in ognuna la notizia sulla morte di George Michael era tutta dedicata alla tesi che “si sarebbe trattato di un’overdose di eroina”, annunciata in quelle forme ipocrite ipotetiche che scagliano il sasso e ritirano la mano, lasciando negli ascoltatori l’impressione che una cosa sia vera senza assumersi la responsabilità giornalistica di darle un fondamento.
La notizia sull’eroina era stata data dagli screditati tabloid britannici con grande spazio, riprendendo una fonte anonima citata dal Daily Telegraph in mezzo ad altre cose: ma era persino un’altra notizia, ovvero che ci fosse stato un ricovero in passato per overdose. I quotidiani britannici più seri come il Guardian o il Times, o i grandi americani, l’hanno ignorata, giustamente: anzi, hanno dato spazio alle parole diffuse dalla famiglia:

The suggestion George was suffering with heroin addiction or used it in the weeks before his death is entirely false

Dichiarazione ignorata dai Gr o Tg suddetti.
Ora, il punto non è tanto se George Michael si facesse di eroina o no: anche se lo stigma ammiccante di depravazione e scandalo promosso da quei Tg e Gr è evidente (vedo che oggi si comportano in modo simile i titoli dei maggiori quotidiani e siti di news italiani). Il punto è cosa racconti alle persone, ancora una volta, e che responsabilità ti prendi: quei Tg e Gr decidono – quotidianamente, questo è solo un esempio – di comportarsi come il Sun e non come il Guardian, di essere rotocalco frivolo e scandalistico (“lottava con i suoi demoni”: il Gr è la festa delle metafore da letteratura di serie C) piuttosto che servizio di informazione. Se anche George Michael avesse avuto problemi di eroina o ne fosse morto, è una notizia che si dà quando ha un fondamento, non quando si pensa di poterla dire grossa, esaltando una voce e cambiandone il senso, e nascondendo le smentite. E il giorno dopo parlando d’altro (del Papa, quasi sempre), e chissenefrega di cosa ho spacciato ieri.

Non è per George Michael, che è morto: è per noi vivi.

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