Democrazia e mezzucci

Non andare a votare è una cosa del tutto legittima, e ci mancherebbe, e ognuno fa e ha il diritto di fare quello che vuole, in questo senso. Non c’è proprio la discussione. Quindi non è di cosa si debba fare, che possiamo parlare, o di cosa chiedere agli altri.
Quello di cui parliamo in queste occasioni è di quello che ognuno di noi pensa sia giusto fare, per se stesso e per come la pensa. Se proprio dobbiamo giudicare qualcuno e dirgli che sbaglia, ecco, quello che mi sentirei di giudicare non favorevolmente è chi chiede agli altri di non andare a votare. Non andare a votare è – ripeto – una scelta personale come un’altra, dettata da qualunque ragione uno possa avere. Ma è una scelta personale, non politica: almeno fino a che non si vuole mettere in discussione tutto il sistema, le elezioni stesse, e organizzare una protesta. Cosa che di certo non possono fare le forze politiche che sostengono e rappresentano quel sistema, dal primo all’ultimo parlamentare. In questo caso, per rendere coerente l’invito a non andare a votare, bisognerebbe essere dei contestatori del referendum in generale, oppure delle modalità con cui funziona: ma allora si cambiano le modalità, non le si criticano alla vigilia di un referendum di cui si teme il risultato.

Altrimenti, stiamo parlando di forze che invitano a non andare a votare per ottenere il risultato che temono di non ottenere democraticamente: come sarebbe opponendo il proprio no a un sì, o viceversa, e facendo i conti. E questo è un mezzuccio, da sempre. Si può fare, per carità, ma è un mezzuccio: e io sono nel diritto di giudicarlo un mezzuccio e di giudicare di conseguenza chi inviti a non andare a votare.

Il referendum, infatti, prevede un quorum – a differenza delle elezioni generali – per evitare che una minoranza nei fatti troppo esigua decida per tutti su cose puntuali e limitate. Sarebbe meglio non succedesse mai, che votino in troppo pochi e che la scelta non possa dirsi condivisa: però può succedere, e succede, e quindi ci abbiamo messo quel limite.
Ma sarebbe meglio che non succedesse: non si può incentivare invece la possibilità che succeda, per creare artificiosamente una condizione non auspicabile, e deludere gli auspici. Se c’è la possibilità realistica che il 50% delle persone vada a votare, questo renderebbe legittimo il risultato del referendum, e democraticamente giusto il suo risultato. Chi invita a non andare a votare per paura di quel risultato diventa corresponsabile di un fallimento, non di un successo, e alimenta una delle due grandi fragilità della democrazia (l’altra è la scarsa informazione): la scarsa partecipazione. Il risultato a cui mira e che ottiene non è meno preoccupante di quello che temeva chi ha stabilito ci fosse il quorum: ovvero che una minoranza molto esigua decida per tutti.

Per questo le frasi sul “diritto all’astensione” sono tutte giuste in sé: ma il giudizio su chi le pronuncia non può prescindere dalla sua buona fede. Se sei Napolitano, sei credibile nel ricordare i principi del diritto. Se hai interessi concreti a che prevalga il no in un referendum sulle piattaforme, e parli di principi del diritto, non me la racconti.

Quindi, per tornare al tema iniziale, su cosa sia giusto fare, la risposta secondo me è: non usare mezzucci, non trasformare in scorciatoie quelle che dovrebbero essere garanzie, e non sfruttare a favore della propria parte (o delle proprie idee in buona fede) quello che dovrebbe essere combattuto in difesa della democrazia, il disinteresse e l’ignoranza prevalenti. Non allearsi col nemico grosso per vincere la battaglia piccina.
Io non sarei andato a votare, in questo referendum: non lo credo importante, ho di meglio da fare, e credo che la legge vada bene così senza esserne sufficientemente certo da schierarmi da una parte o assumermene la responsabilità. Mi sarei adeguato al desiderio degli italiani, come è giusto che sia: non è necessario prendere parte a ogni battaglia, anzi. E ho detto altre volte che credo che non andare a votare sia un diritto, nobilissimo (ho detto altre volte anche tutto il resto, già).
Ma se la partita diventa tra democrazia e mezzucci, vado.

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro

30 commenti su “Democrazia e mezzucci

  1. aiabasta

    perfettamente d’accordo fino a 3 righe dalla fine, dove la trovo in lieve contraddizione direttore.
    non andare a votare non è un diritto nobilissimo, è un diritto e basta, casomai andare a votare è un nobile dovere.
    e ci passa una bella differenza.
    andare a votare per ripicca non è il massimo della coerenza rispetto ai principi correttamente enunciati nel post.
    quello che bisogna però dire con forza è quanto sia vergognoso che cotanti personaggi politici (capo del governo e presidente emerito della repubblica) si esprimano per il non voto, a prescindere da ogni considerazione di opportunità politica: hanno detto :<>. Punto.

    Nobilissimo è un aggettivo che si attaglia a tutti i diritti. “Per ripicca” lo hai detto tu, io ho scritto un’altra cosa, palesemente diversa. Ciao. L.

  2. gianmario nava

    mezzucci per mezzucci, quello che ho visto, letto e sentito è stato: “ferma le trivelle”
    mentre le trivelle sono state fermate entro le 12 miglia da un po’
    quindi pretendere di vincere una battaglia politica – non una scelta di merito – su una rappresentazione della realtà distorta e immaginifica, puntando su paure e sensi di colpa collettivi, rappresentando l’avversario come nemico di ogni buona intenzione che subdolamente trama nel buio, è un mezzuccio
    invitare a prendere posizione contro questi mezzucci non andando a votare è invece una presa di posizione politicamente chiara e consistente, che non liscia il pelo alla opinione pubblica ma la scuote
    lo si è visto nelle reazioni
    sulla legge 40 la chiesa ha usato mezzucci
    sulle (non) trivelle renzi sta facendo politica

  3. jamesnach

    @gianmaria nava
    Contrariamente a quello che scrivi, le trivelle non sono state affatto fermate.
    Infatti, la trivellazione è ancora possibile entro le 12 miglia.
    Attualmente, la legge non consente che entro le 12 miglia marine siano rilasciate nuove concessioni, ma non impedisce, invece, che a partire dalle concessioni già rilasciate siano installate nuove piattaforme e perforati nuovi pozzi. La costruzione di nuove piattaforme e la perforazione di nuovi pozzi è, infatti, sempre possibile se il programma di sviluppo del giacimento (o la variazione successiva di tale programma) lo abbia previsto. E questo è stato previsto per alcune concessioni.

    Quindi si, Renzi sulla questione sta usando mezzucci.

  4. tanogasparazzo

    Io andrò a votare, naturalmente voterò SI il 17A. Infortuni mortali sul lavoro fanno male. La salute non si baratta, per un posto di lavoro, ieri per chi legge sono morti due cavatori, schiacciati da tonnellate di massi di marmo. Di questo marmo, estratto, sono macchiati di sangue di moltissimi lavoratori cavatori caduti sul lavoro. Le alpi Apuane, per chi li vede dalla autostrada, sono diventati gruviera, stanno sempre di più scomparendo, è ora di chiuderle. Il sito deve diventare un circuito turistico, un museo a cielo aperto. A volte bisogna saper rinunciare, a questa pericolosa estrazione, perché la natura, per le sue ferite, subite si vendica, non si dica per fatalità, ma per egoismo dell’uomo. Tra trivelle, le cave di marmo, guardate che c’è un nesso, entrambe nòcciono, alla salute ed alla terra, al bel mare, ed alle splendide bianche montagne Apuane.

  5. dan

    Io non sono d’accordo con questa visione. Un referendum abrogativo non è una scelta fra due o più partiti. Non capisco perchè a chi sta bene la legge così com’è (o pensa non sia nelle sue competenze esprimere una propria opinione migliore di quella di chi è stato eletto appositamente), sia richiesta la stessa partecipazione di chi si sta impegnando per cambiarla, quella legge. Se a me sta bene la cosa così, è giusto che io vada al mare, o me ne stia a casa. A chi vuole cambiare, è invece richiesto uno sforzo politico, mi sembra naturale. E’ del tutto naturale che fra i “no” si sommino i contrari e i disinteressati/incompetenti sulla materia. E’ sui “Sì” che ricade l’onere di raggiungere il quorum, perchè le cose sono state decise dai rappresentanti regolarmente eletti in una certa maniera, se la si vuole cambiare non sarà certo tramite il mio voto “no” che permette di raggiungere il quorum e far passare il quesito. Per me non sono assolutamente da confondere la partecipazione democratica ad una elezione, in cui si sceglie uno schieramento/partito fra più alternative, e la partecipazione ad un quesito referendario fra “va bene così com’è” e “cambiamo” in cui a mio avviso solo sul secondo ricade l’onere di andare a votare

    E infatti tutto il post ti dice che ogni tua ragione di andare o non andare a votare è legittima e giusta in quanto tale. L.

  6. Marco Mytwocents

    è un mezzuccio anche utilizzare il referendum in maniera pretestuosa?
    Secondo me sì.
    Se uno ammette messo difronte all’evidenza che questo referendum serve per dare “un segnale” al governo, e non solo per impedire il rinnovo delle concessioni a una decina poco più di piattaforme che estraggono gas, utilizza pretestuosamente lo strumento referendum svilendolo di fatto.

    Quindi personalmente non mi presterò al gioco di chi vuole appropriarsi del mio recarmi alle urne per certificare il suo “segnale”, aldilà della insensatezza del quesito o meno.

  7. jamesnach

    @Marco Mytwocents

    Se la questione è così’ irrilevante come dici tu, perchè il Governo non ha disinnescato anche questo referendum insieme agli atri 5 che erano stati presentati contestualmente?
    Sarebbe ora di smetterla di nascondersi dietro la scusa del “ah ma vogliono fa cadere Renzi”, e sarebbe ora di affrontare il quesito referendario.
    Invece no, ci si nasconde dietro a mezzucci.

  8. gfranco

    non lo so. ma se alla fine luca sofri decide di andare a votare solo per prendere posizione in una “battaglia politica” (a mio avviso legittima) e non per esprimere il proprio voto e schierarsi per il si o per il no consapevolmente temo che tutto il ragionamento sia un po’ privo di contenuti e argomentazioni da me condivisibili.

    luca sofri decide di andare a votare perché quello che dovrebbe essere una scelta personale e diversa dal votare “no” è stata trasformata in suo sinonimo. E io non ho deciso che volevo votare “no”, ho deciso che volevo non votare, cosa che i promotori dell’astensione mi impediscono. Quindi prendo la seconda scelta più vicina a questa. L.

  9. melba

    Sono piuttosto d’accordo con te. Se non che mi pare tu dimentichi una possibilità, che è quella – tutta politica – di insegnare democraticamente ai promotori che non si indicono referendum su questioni di scarsissimo interesse generale, come in questo caso è addirittura lampante, per ottenere risultati altri e diversi dal contenuto stretto del quesito referendario. Possibilità, anzi per me personalmente necessità stavolta, che è ancora più evidente ai miei occhi se sommi alla scarsa entità intrinseca del quesito il fatto che esso sia stato richiesto non da 500 mila cittadini, pochi magari ma sempre persone alla cui passione umana e civile potrei anche sentire di dovere qualcosa, ma da consigli responsabili le cui ragioni hanno molto più a che vedere col conflitto di attribuzioni e di poteri che con il quesito. Mi pare che questo, di mezzuccio non sia come minimo minore di quello che tu indichi, che ne sia anche speculare, e che combatterlo rifiutando di stare al gioco, non andando proprio a votare per far mancare il supporto fondativo al referendum stesso sia una terza posizione con una sua precisa valenza politica, maggiore del disinteresse e della disinformazione, e che essa trovi un riconoscimento costituzionale nell’esistenza del quorum non meno di altre. Poi anche io trovo che fare propaganda per il non voto non sia elegante, da parte di partiti e istituzioni. Ma se valutiamo i mezzucci, riterrei un po’ più preciso ricordare come questo referendum in sé per quasi tutti è comunque solamente un mezzuccio, perfino le organizzazioni ecologiste che pretendono che sia letto come un’indicazione sulla politica energetica per il governo, anziché uno dei più classici esercizi Nimby come invece oggettivamente è. Nessuna superiorità morale da trovare in nessuna delle posizioni in campo stavolta, pare a me.

    Non dimentico quella possibilità, anzi la cito all’inizio del post. Solo, non la consento a chi può cambiare le norme e non lo fa, e si limita a criticarle in tempi sospetti. L.

  10. melba

    Mah. A me non pare che cambiare le modalità sia utile. Cosa puoi cambiare di fronte a un quesito chiaramente strumentale? Mi pare un po’ eccessivo pensare che il fatto che io, ad esempio, critichi questo referendum debba implicare che critichi l’istituto anche così com’è. Non penso, anche non essendo un tecnico della materia, che sia possibile mettere al riparo da un uso deviato del mezzo, se non con la sua abolizione o rendendolo difficilissimo, e francamente non mi pare opportuno, nemmeno. Per questo, o almeno anche per questo, esiste già il quorum. Basta riconoscergli la giusta valenza di rigetto in radice del quesito.
    Pensa che fra le tante letture fatte in questo periodo (e che ora non trovo più, purtroppo, ma se ci riesco te la segnalo) c’è addirittura un parere della Cassazione in risposta a Segni che per il suo referendum chiedeva l’election day, in base al quale giurisprudenzialmente l’accorpamento con altre elezioni non è opportuno proprio perchè, se è vero che come scrivevano allora i ricorrenti l’elettore avrebbe anche potuto non ritirare la scheda referendaria e quindi esprimere così la propria volontà di astenersi, la necessità di tale espressione ulteriore di volontà, non chiedere la scheda, rispetto al semplice non recarsi alle urne, non era correttamente chiedibile all’elettore intenzionato ad astenersi dal voto al referendum abrogativo. Per dire della valenza, anche giurisprudenziale, di tale posizione.
    E comunque, francamente se per un partito e un governo è inelegante sicuramente facciano propaganda per il non voto, non è nemmeno che possano o debbano essere costretti a fare propaganda per il no: sarebbe come dire che loro “debbono” aiutare il fronte avverso a raggiungere il quorum, quando ritengono invece il quesito improvvido o sbagliato. Per cui: sono con te sul non fare propaganda, ma invece sulla prima pietra di questo pubblico scandalo, quando cioè il PD ha deciso di non richiedere spazi di propaganda referendaria alle televisioni, a me sembra fosse totalmente nel suo diritto, senza possibilità di censura.

  11. giumbolo

    Nelle schede dei referendum 2005 (e chi se li ricorda?), inserii questo foglietto:
    “Le reiterate indicazioni di …non voto degli alti prelati mi hanno …spinto a venire, comunque, a votare per questi referendum, e quindi aiutare, a malincuore, chi ha scelto questo metodo per cambiare una legge che non condivide ( …e che, tra l’altro, non piace neppure a me! Ma quante altre ce ne sono… che non mi piacciono…!).
    Però annullo la scheda, per iniziare – nel mio piccolo – una sensibilizzazione verso la richiesta di una riforma della normativa in materia di referendum (…lo so, la Costituzione…), aumentando a 5.000.000 il numero di firme necessarie per richiederli: almeno un elettore su dieci, non uno su cento come avviene attualmente! E senza quorum, a quel punto!
    Su cento persone, un “burlone” c’è sempre, e può anche essere simpatico, ma non è accettabile che tutta la comunità debba pagare per presentarsi ad esprimere un parere su ogni sua nuova “trovata”, ragionevole o balzana che sia…
    I “padri costituenti”, reduci da ben più tragiche esperienze di vita, certo si aspettavano un uso più serio e cauto di quello che avrebbe potuto essere uno strumento di democrazia… e che pochi sbraitanti personaggi – quelli dediti ai primaverili “scioperi della fame”, insultanti per chi la fame l’ha sofferta davvero – hanno trasformato in una buffonata.”
    Da allora non ho più votato referendum, né voterò più per referendum abrogativi “a quorum”.
    Perché credo ancora nel ruolo dei politici e dei tecnici, che hanno il diritto/dovere – ben retribuito – di prendersi la responsabilità delle scelte tecnico-programmatiche, senza delegarle a 50.000.000 di tuttologi, infarinati sulla materia da dieci giorni di spot, articoletti, talk-show e discussioni da bar.
    Se politici e tecnici sono degli incapaci, la colpa è nostra, cioè di chi, alle elezioni politiche, ha scelto male o non ha scelto.

  12. gianpierobottini

    Il problema è che c’e’ una percentuale di persone che ormai nn va + a votare e tutti quelli che vogliono far fallire i referendum si alleano a questo 30% ( o di piu’??).Francamente chissenefrega delle trivelle ma bisogna trovare un modo per far funzionare i referendum in un altro modo.Una volta grillo aveva detto togliamo il quorum e forse è un po’ eccessivo…ma diminuirlo forse sarebbe la strada giusta.Cosa ne pensi?

  13. ictuoculi

    Sono spesso in disaccordo con lei, ma non stavolta. Tutto da sottoscrivere. Basti dire che il presidente della repubblica dovrebbe incarnare la “viva vox constitutionis”, e il presidente del consiglio potrebbe avere la decenza minima di evitare l’invito all’astensione, che sa molto del Craxi di “andate al mare”.
    Andrò a votare per rivendicare un diritto, trivelle a parte.

  14. Julian B. Nortier

    Rimango sempre abbastanza stupito del fatto che post di questo blog che parlano di politica interna(come questo) e che,direttamente o indirettamente(come questo) chiamano in causa il pd,vengano commentati in massa,mentre altri(tipo quello precedente,peraltro adrianesco) vengono sostanzialmente ignorati,almeno a giudicare dal num.dei commenti.Evidentemente-e tra pocomi sottrarrò,perlomeno un tentativo-il pd provoca la chiacchera da bar il “sto con il bulletto di Rignano o sto contro”.Detto ciò:personalmente,come tanti altri cittadini,non andrò a votare per il quesito delle trivelle perché non mi sono informato abbastanza e,di base,non lo considero importante.Immune ai peana dei rompiscatole che poi dicono che allora poi non ci si può lamentare e tiritere del genere(infondate,ma ne parleremo un’altra volta).Ecco,se anche Napolitano avesse motivato così(ed è ovvio che non potesse farlo)lo avrei,ridacchiando,applaudito.Invece ne ha fatto una scelta fondata praticamente su chissà quali legittimità costituzionali(il che-va detto-è sacrosanto) ma laddove ha malamente sbagliato è stato l’accampare questa o quella ragione.Certo,per lui fondare il non voto su un mancato interesse sarebbe stata evidentemente una crassa bugia e,allora era consigliabile dire una sapida verità:si,io difendo il (mio,nostro) diritto al non voto perché questa è la linea del mio segretario e lo faccio,Cari elettori(e non elettori) in barba all’imparzialità con cui vi ho-in nutrita compagnia-ammorbato per circa 9 anni quirinalizi:io-ora e già allora-sono uomo del Pd.Insomma,ha-il faziosetto ex migliorista- fatto la supercazzola,in ottemperanza alla regola di schierarsi con chi dirige,come un Fassino o un Orfini Giachetti etc,qualsiasi.

  15. majortom

    In alcuni casi (leggasi referendum, ma secondo me anche qualche ballottaggio), la scelta tra andare a votare o astenersi non è una questione di partecipazione democratica, bensì una vera e propria questione politica. Secondo me, un partito parte della maggioranza che ha varato la legge che si vuole abrogare può legittimamente fare campagna per l’astensione

  16. melba

    So che non hai ancora approvato il mio commento precedente, e non perché voglio insistere e riempirsi i commenti, ma per discutere ancora un po’ con te, se posso, che di esser letta da altri non m’importa.

    Stamattina vedo anche questo: costituzionalisti per il voto sempre, che non lo erano, come scriveresti tu: http://www.libertaegiustizia.it/2009/06/16/zagrebelsky-mi-asterro-quale-idea-di-democrazia-dietro-il-si/

    È che mezzucci o no, e qui secondo me ce n’è da ogni parte, la polemica politica è fatta così persino quando è al suo meglio, e tu forse inconsciamente ma non è che stai scegliendo semplicemente un mezzuccio al posto di un altro? Comunque lecito, eh :-)

  17. uqbal

    Non esiste differenza tra scelta personale e scelta politica, in un atto politico.
    Se è corretto quel che si dice in apertura del pezzo, cioé che non votare è una scelta perfettamente legittima, allora è perfettamente legittimo consigliare di non votare. C’è un non sequitur enorme nel dire “Non votare si può, ma parlarne no”.
    I consigli non costringono nessuno, non conculcano nessun diritto, non prevaricano nessuno.
    D’altra parte, non si capisce perché chi trova negativi gli effetti di una vittoria del Sì debba forzarsi ad esprimere un voto, il No, che nei fatti vale come un Sì e va in direzione diametralmente opposta ai suoi interessi e ai suoi convincimenti. E ci manca solo che io debba sentirmi moralmente tenuto a non comunicare e spiegare la mia scelta (=consigliare).
    Mi spiace, questo post per me è proprio nonsense.

  18. atlantropa

    In realtà, dice il buon Castaldi, “continua ad essere vigente, per esempio, la legge 352 del 25.5.1970 (Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo) che punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni «chiunque investito di un pubblico potere […] si adopera […] ad indurli [gli elettori] all’astensione»”.
    Quindi forse potrebbe non essere semplicemente un mezzuccio: per alcuni potrebbe essere proprio un reato.

  19. bugiaggo

    Non si capisce il perché di così tanti sofismi e sofisticazioni nell’argomentare la propria opinione quando in realtà le cose sono molto semplici (così come spiegate da Sofri): il referendum si fa perché la legge lo prevede, al di là della buona o della cattiva fede di chi lo ha proposto. Ergo il referendum è legittimo. Quindi Renzi poteva benissimo dire di andare a votare no: dire di astenersi è una cosa inammissibile, a mio parere, per un Presidente del Consiglio. Ergo Renzi e compagnia stanno usando un mezzuccio. Che altro si può aggiungere a questa descrizione così limpida della realtà?

  20. andreo73

    Grazie, per fortuna che ho letto questo post, sennò (oltre ad andare ovviamente a votare) avrei smesso di leggere quell’altro post di cui sei peraltro direttore.

  21. Julian B. Nortier

    Napolitano pare proprio più uguale degli altri.Un bel pò più uguale.
    Ma se fossimo una Repubblica seria….
    Dpr 30.3.1957 n. 361: “Il pubblico ufficiale, l’incaricato di un pubblico servizio… chiunque investito di un pubblico potere o funzione civile o militare, abusando delle proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse, si adopera… a indurre gli elettori all’astensione è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con la multa da lire 600.000 a lire 4.000.000”.

  22. aristarco

    Si vota “il meno peggio”, non si vota, si annulla la scheda, si vota il nemico del mio nemico, l’amico del mio amico. Ci si astiene perché si considera questo referendum un mezzuccio. E Si fa propaganda sperando che altri facciano come te. It is the new millenium. Francesco N.

  23. Qfwfq71

    In sostanza, chi voterebbe No ma si astiene, fa una cosa legittima, ma senza nascondersi dietro false ipocrisie dovrebbe essere consapevole che sta utilizzando dei mezzucci per impedire che la consultazione avvenga in maniera trasparente.
    Per quel che ne sappiamo magari i No avrebbero anche stravinto e oggi avremmo avuto le idee più chiare sull’argomento.

  24. massimiliano88

    Non sono del tutto d’accordo: se si ha interesse che non passi il referendum è legittimo invitare a non parteciparci. E’ un modo per manifestare chiaramente il proprio dissenso, per come è costruito questo modello dato il quorum e il mancato accorpamento con le amministrative di tuno.
    Il discorso che un partito politico facente parte di questo sistema democratico non possa invitare all’astensionismo lo vedo valido per le elezioni generiche (dove non esiste il quorum perciò astenersi è una forma di protesta che rischia di ritorcertisi contro seriamente: io piuttosto ho preferito votare partiti piccoli piuttosto che astenermi).
    Altrimenti mi pare che si stia parlando veramente del sesso degli angeli…qui si dice che andare al mare è legittimo per far fallire il referendum, ma non invitare a farlo dalle forze politiche. Pare mentali allo stato puro.

  25. cook1941

    Prendo atto che anche Lei é arrivato alla conclusione che il Presidente emerito aveva un dovere in più rispetto a noi cittadini comuni.Quelli che Lei chiama mezzucci possono portarci lontani dalla democrazia.Spero che la sinistra prenda più coraggio e cominci a guardarsi allo specchio.Uomini,come quello che ha citato,almeno quando si trovano alla fine del percorso dovrebbero avere un minimo di coerenza.Andare a chiedere scusa agli ungheresi a nome del popolo italiano,quando io ero in piazza a dimostrare contro l’invasione e mi prendevo le manganellate,m’aveva già fatto pensare che c’era qualcosa che non funzionava.Grazie per l’ospitalità Aldo

  26. granmadue

    Ben detto, sul giustizialismo. Non sottovaluterei, però, che il garantismo sarebbe molto meno bistrattato, nel nostro paese, se non venisse invocato quasi soltanto quando c’è di mezzo un potente (talvolta anche a sproposito).

Commenti chiusi