Il modo in cui vengono confezionate per i lettori le notizie di questi giorni è la più efficace dimostrazione della cosa che dicevamo qui, l’inclinazione non a dare informazioni ma a dare “emozioni” già precostituite: neanche a “suscitarle”, ma a decidere a priori quali debbano essere, a predefinirle e a far prevalere l’emozione sul fatto, scegliendo e indicando per ogni fatto l’emozione relativa, come da un menu (menu piuttosto povero, tra l’altro: brividi, paura, una manciata di aggettivi). Leggo in una stessa homepage di grande sito di news in questo momento:
“Amatrice, la scossa è in diretta: da paura il rombo”
“Amatrice, salvato il cane: il commovente incontro con il padrone”
“Gli sfollati e il doloroso recupero dei loro oggetti”
“Gli applausi, le lacrime: il salvataggio di Giorgia e Giulia emoziona il mondo”
“Pescara del Tronto, le terribili immagini del drone”
(e trascuro i titoli fatti solo di virgolettati di persone e delle loro, di emozioni)
Il risultato è – non parliamo qui della qualità dell’informazione sui fatti trasmessa in questo modo – di abituarci non solo alla necessità di emozioni sempre più artificiosamente esagerate per interessarci a una notizia o a una storia (che invece sarebbero sufficienti a impressionarci per il loro contenuto), ma anche a che queste emozioni siano decise al posto nostro, impoverite in una piccola scelta dal catalogo dell’enfasi, prefabbricate.
p.s. vedo che cose simili, e simili ad altre di cui abbiamo parlato qui, le ha scritte bene Roberto Cotroneo.
Direttore, mi permetto di segnalare una riflessione abbastanza simile sul tema: http://fascinointellettuali.larionews.com/cosa-resta-del-giornalismo/
grazie, ottima, puntuale riflessione.
ho interiorizzato un paio di altre espressioni usate dai sindaci dei paesi colpiti:
un terremoto severo (quasi una sinestesia)
il paese che non c’è più (tra zen e Bennato)
aggiungo che la tendenza sembra essere anche all’ingigantimento della foto della prima notizia, con scritte enormi e grassetti/sottolineature a volontà.
al corriere avranno speso chissà quanto a fare un “sito nuovo” 2 volte e poi regolarmente appena arriva la notiziona piazzano foto a tutto schermo e scritte strillate.
I fatti non interessano, richiedono una dimensione spazio-temporale che sempre in meno sono disposti a concedergli. E temo non solo in campo giornalistico.
L’enfasi emotiva dello stile giornalistico non mi sembra proprio una novità degli ultimi tempi. Fin dal XVIII secolo la satira dei «gazzettieri» ha preso di mira la tendenza ora al sensazionale, ora al lagrimoso, e l’appello agli istinti e non ricordo titoli di giornale tanto diversi da questi nel 1976 o nel 1980.
Si chiama retorica e sì, è sempre esistita, ma adesso sembra spadroneggiare, mentre la lucidità è relegata a spazi marginali…
Il risultato è sotto i nostri occhi: quantità massicce di ipocrisia e cattivo gusto, insieme a un intontimento generale.
Segnalo un altro vezzo, amplificato dalle cronache del terremoto, ma presente quotidianamente sui diversi siti di informazione per qualsiasi evento: l’abuso dei termini “eroe” e “angelo”.
È vero quanto scritto in questo articolo di Luca Sofri. Forse gli sciacalli da fermare non sono solamente quelli che rubano nelle case inagibili ma anche alcuni giornalisti che perseguono più il sensazionalismo che la notizia.
D’ccordo in toto,anzi pure troppo moderato articolo contro emozioni precotte,quindi faslse,dei media.Ma il discorso riguarda anche il web.Personalmente in questi 4 giorni avrò visto si e no un minuto(non un’ora,un minuto) di immagini dei terremotati.La filosofia giornalistica ,web come tv e cartacei non cambia:è la stessa di chi rallenta per guardare i corpi martoriati in un’incidente.E il numero cospicuo dei commenti a questo posti,in pieno agosto,lo conferma.A volte bisognrebbe,tutti noi,solo fare silenzio,come vaticinava il Fellini in “La voce della luna”.Non è nè retorica nè-non soltanto,almeno-sciacallaggio ma pura curiosità morbosa.Spero che il blog non parli più di terremoto,io comunque non commenterò altri articoli del genere.Si chiacchera a vanvera sull’obra dei cadaveri..beh,poi come la penso è sul lmio link.Silenzio.