Di cammelli e crune

Poi possiamo continuare ad articolare lungamente su cosa sia successo e cosa stia succedendo e quale sia il problema e che ci si debba mettere a cercare soluzioni, e scrivere post lunghi e complessi come è necessario per capire le cose.
Però se invece serve una sintesi chiara, efficace, e che mette dentro sia il problema che il fatto che non ci siano risposte facili, c’è Michele Serra, oggi su Repubblica, che chiedo permesso di citare integralmente: è per il bene di tutti.

Sembra di capire che per molti di noi il grande problema, nei prossimi mesi (anni?) sarà questo: come si fa a tenere fermo qualche buon principio, però senza farlo cadere dall’alto, e anzi discutendolo gomito a gomito e all’altezza dei marciapiedi dove tutti, ogni giorno, camminiamo? Come si fa a dismettere il tono predicatorio/spocchioso, senza però adottare, per ruffianeria o per convenienza, un tono becero e illetterato? Come si fa a difendere la cultura, la sua basica importanza (il pane e le rose), però senza farlo pesare a chi cultura non possiede, o ne possiede una quantità insufficiente?
A difendere la gentilezza mettendo in chiaro che non si sta difendendo la forma, ma la sostanza della vita sociale? A essere popolo, perché è ciò che tutti siamo (uno vale uno non l’ha inventato Grillo: è la democrazia, è il suffragio universale) però ricordando a noi stessi, in quanto popolo, che dobbiamo alzare il livello, non abbassarlo? A dire che gli ignoranti devono potere imparare e i sapienti devono potere insegnare, senza per questo essere tacciati di essere “casta”? Difficilissimo: ma è da quella cruna che dobbiamo passare, perché il vero cammello, in Italia e nel mondo, è diventata la sinistra. Ecco, un cammello (che, poveretto, deve passare per quella cruna) sarebbe un eccellente simbolo, per la sinistra del futuro. Mettendo nel conto le accuse di essere amici degli arabi, oltre a tutto il resto.

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