Vedo solo con due giorni di ritardo la prima pagina della Gazzetta di Reggio di sabato, e il grande spazio dato alla risposta del giornale alla ennesima provocazione da maschi eccitati di Libero (qualche volta è giusto, reagire alle provocazioni: anzi approfittarne, per dire cose importanti), che stavolta era stata su Nilde Iotti. La ragione per cui voglio metterla qui, al di là del caso in questione, è che quello della Gazzetta di Reggio di sabato è stato un isolatissimo e ammirevole caso – che spero diventi un precedente e sovverta l’abitudine omertosa e corporativa dei giornalisti e dei giornali italiani – di risposta e accusa esplicita nei confronti del branco dei quotidiani teppisti italiani, il cui bullismo si esprime soprattutto contro le donne ma non solo, e che stanno formando l’ignoranza frustrata di un pezzo del paese. Anche in questo caso gli altri quotidiani si sono limitati a riportare reazioni altrui e “polemiche” intorno all’articolo, e non più di tre noterelle di indignazione nelle pagine interne: ci sono volute delle donne – minoranze esigue nelle classi dirigenti dei quotidiani – per ribattere in prima pagina al maniaco che si era aperto l’impermeabile, ma speriamo che altri e altre seguano (compresi gli inserzionisti, complici), quando finiranno di pensare che i giornali siano una cosa da difendere sempre e di radunarsi combattivi solo contro Google.
(e no, non è “gli date visibilità”: è “combattete la cultura giornalistica in maggiore ascesa, sui giornali e in tv, invece che avallarla”)