La storia di Berlusconi con i se

Tutta la parte retorica, quella del comprensibile rispetto e dispiacere, quella di necrologi e bilanci e pensosi giudizi, sono tutte ampiamente coperte, per gli amanti di quei generi. Nel giorno della morte di Silvio Berlusconi un pensiero laterale e forse ozioso mi incuriosisce, non avendo io nel tempo accumulato nessun sentimento personale nei confronti di Silvio Berlusconi che mi permetta di farmi prendere da qualche sentimento personale oggi, di nessun tipo. Quindi, dicevo, per farmi un giudizio laterale mi domando questo: considerato che i disastri vari ed estesi procurati dall’attività politica di Berlusconi – a cui mi riferirò qui sommariamente come disastri, dandoli per intesi, e quindi escludendo dalla riflessione chi abbia legittime opinioni diverse: è tardi per discuterne ancora – hanno come principali responsabili le maggioranze degli italiani che hanno votato e sostenuto lui e i disastri suddetti, e considerato quindi che i giudizi che attribuiscono grandi colpe a Berlusconi dimenticano questo dettaglio di legittimazione e complicità democratica, e quindi, dicevo, considerato questo, e mi fermo che questo periodo ha bisogno di un punto, a questo punto.

Considerato questo, mi pare più interessante provare a immaginare non se l’ingresso in politica di Berlusconi abbia generato disastri – li ha generati, eccome, con imbarazzo nazionale – ma quale sarebbe stata l’alternativa. Ovvero, se Berlusconi non si fosse mai candidato e non avesse creato nessun partito, cosa sarebbe successo? Le cose sarebbero andate meglio o peggio, dal punto di vista di noi sinceri progressisti critici del berlusconismo (dei disastri) e non travolti da una peraltro comprensibile insofferenza personale per l’uomo?
Ovvero, per metterla in sintesi – avviso, non ho una risposta: propongo solo la riflessione – l’assenza di Berlusconi avrebbe dato delle chance di successo duraturo alle fragili buone intenzioni prodiane o veltroniane (le prime si sbriciolarono da sole, senza l’aiuto di Berlusconi, ricordo), oppure l’aria reazionaria che è tirata negli ultimi decenni avrebbe dato i successi di Berlusconi a fascisti, trogloditi o populisti persino peggiori (come alcuni di noi ritengono siano stati quelli arrivati dopo, senza considerare per questo i disastri meno disastri), prima di quanto sia poi successo? Oppure, un altro modo di metterla è: Berlusconi ne ha aiutato i risultati successivi, di fascisti, trogloditi e populisti, oppure il suo introdurli così presto ne ha persino smorzato la carica di novità e sovversione che hanno avuto in altri paesi? Oppure semplicemente niente, sarebbe poi successo tutto uguale? (non dimentichiamoci Renzi in mezzo, ché pure sui suoi successi e cadute ha avuto qualche influenza quello che era successo prima, tra berlusconiani e antiberlusconiani)

Oppure, un altro modo di metterla è: tolti i disastri, il berlusconismo ha lasciato eredità solide e durature da rinfacciargli? O la sua leggerezza inconsistente di articolazione progettuale e politica ha limitato al suo periodo di potere i disastri, e poi fine? In questo senso, se chiedeste a me, gli italiani sono stati peggiorati molto di più dalle predicazioni e propagande leghiste, fasciste, grilline: sono queste, molto di più della vacuità ottimista berlusconiana, ad aver creato un popolo di risentiti rancorosi desiderosi di capri espiatori e di legittimazioni ai propri vittimismi. Certo, a questo punto qualcuno dirà “le tv di Berlusconi”, ed è indubbio che abbiano avuto –  e abbiano tuttora – una parte in questo peggioramento autoassolutorio, istupidente e ringhioso di tutti noi: ma imitate da una quota di media assai più estesa e varia, compresi quelli che si dicevano antiberlusconiani replicandone metodi e sciocchezze. E comunque “le tv di Berlusconi” non rientrano nella sua attività politica: avrebbe potuto renderci stupidi anche senza candidarsi e formare un partito.

Lo so, probabilmente ozioso, l’ho già detto io. Ma metti che vi siate annoiati di questa giornata di banalità sincere oppure ipocrite, fateci un pensiero: è stato un disastro, ok, ma cosa sarebbe successo senza Berlusconi in un paese in cui quel disastro comunque è stato approvato da quote che si sono avvicinate alla metà degli elettori? In un paese in cui l’alternativa progressista ha avuto solo passeggeri e ingenui barlumi di unità costruttiva e con una visione? In un Occidente che è andato molto a destra a prescindere dalle situazioni nazionali? E in cui l’immigrazione è diventato formidabile argomento di propaganda e fattore di fallimenti progressisti un po’ ovunque? Chi avremmo votato, noi italiani? Dove saremmo oggi, se Berlusconi avesse fatto altro, risparmiandoci i suoi disastri?
Saremmo in un paese con una solida maggioranza progressista al governo, che avrebbe usato questi decenni per grandi progressi nell’economia, sui diritti, sulla convivenza e sul senso di unità nazionale?

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