La temuta commistione tra politica e giustizia

La questione della ineleggibilità dei condannati non è cambiata di un millimetro nei suoi pro e contro, da anni. Ora ci stanno salendo in parecchi per opportunismo giustizialista, ma quando era solo il cavallo di battaglia di Beppe Grillo elencai i contro qui, qui e qui, e non ebbi da lui alcuna risposta. Restano validi e solidi, quei contro.

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7 commenti su “La temuta commistione tra politica e giustizia

  1. propositionjoe

    Resta il fatto che nel parlamento italiano il più pulito c’ha la rogna. Questo non conta per lei?

  2. Francesco

    Mi pare in linea con il percorso di false cure (non una che sia servita a qualcosa di quanto promesso) che hanno smantellato i meccanismi del nostro assetto democratico negli ultimi decenni, in ordine sparso (e con dimenticanze, temo): l’immunità parlamentare (indebolita quando serve, ma sempre applicata quando immotivata), la legge elettorale (per cambiare la costituzione materiale senza una vera riforma), il DASPO (provvedimento che limita la libertà individuale per lunghi periodi senza un processo o una sentenza) e la “fragranza differita”, il reato di immigrazione clandestina, la prescrizione breve (e il processo lungo).
    E meno male che alcune non si sono poi fatte (tipo la trasformazione, cara alla Lega, dei giudici da funzionari fedeli allo stato a esponenti di partito).
    Ora ci beccheremo pure l’esclusione dai diritti politici per sentenza.
    Speriamo solo che l’integrazione europea si rafforzi prima che tutti questi strumenti siano sfruttati da qualche movimento autoritario.
    @ propjoe: resta il fatto che quelli continueranno a campeggiare da quelle parti (almeno i pesci grossi) e avranno uno strumento in più per evitare la concorrenza (chi viene condannato in via definitiva in Italia?). L’effetto probabile è il contrario di quello dichiarato (e c’è da stupirsi?) questo non conta nulla come al solito?

  3. ilbarbaro

    Da uno che lascia spazio a uno che scrive di queste lapidarie e sesquipedali idiozie (http://www.liberoquotidiano.it/news/420003/Maltese_pure.html), e le paga pure, dopo che altri le hanno già pagate, con soldi nostri, non mi pare ci si possa aspettare un sussulto di lucidità.
    Ad ogni modo, data la recidività dei politici italiani a compiere atti contro la cosa pubblica, quella disposizione mi sembra di autentica difesa. Sarebbe (come in realtà è) solo populista se fossimo in un paese serio tra gente seria, ma qui già si torna alla premessa.
    L’incadidabilità, infatti, è ristretta solo a coloro che si sono macchiati di reati commessi contro lo Stato, il che, e forse è questo il problema, la estende anche ai colpevoli di terrorismo, per i quali si sono usati due pesi e due misure. Mi riferisco a quelli che hanno scontato la loro pena per intero e sono stati pienamente riabilitati, anche agli effetti civili, e quelli che hanno goduto di benefici vari, e non solo di una parte. Tre anni fa, per esempio, provai disgusto a incontrare Giusva Fioravanti e famiglia a Ventotene, quando, dati i crimini, e la condanna, avrebbe dovuto passare ancora un’altra estate (e diverse altre) in galera.
    Qualsiasi norma diventa populista se prodotta sull’onda di un sentimento o di una reazione popolare, ma così non avremmo la legge sul divorzio, quella sull’aborto, lo statuto dei lavoratori e chissà quante altre leggi civili. Anzi, forse avremmo ancora lo statuto albertino, Valpreda sarebbe morto in galera, magari come Cucchi, a Genova non sarebbe successo niente e, forse, Sofri senior sarebbe a Pianosa.

  4. avantasia

    Ma una legge del genere non dovrebbe venire facilmente dichiarata incostituzionale? In particolare per la questione della funzione rieducativa del carcere

  5. odus

    La questione della ineleggibilità dei condannati non è cambiata di un millimetro nei suoi pro e contro, da anni.
    Chevordì?
    Che il governo dei “tecnici” si comporta esattamente come quelli dei politici?

  6. splarz

    cito:
    “se gli elettori italiani avessero ritenuto di non votare i condannati che Grillo elenca sistematicamente per nome – rendendo la sua proposta di legge ad personam”
    quindi se uno non fa nomi è populista e qualunquista, se fa i nomi (che mica tutti i politici sono delinquenti) vuol fare leggi “ad personam”. ma per favore.

    non credo sia antidemocratico che ad un condannato per reati contro la pubblica amministrazione sia preclusa la possibilità di essere eletto: credete che Cuffaro, ad esempio, una volta scontata la propria pena sarà un uomo nuovo? siamo seri.

    L’obiezione sul presunto potere consegnato ai giudici è inconsistente: un giudice prende iniziativa se indipendente e se non ha timore di ripercussioni della politica, così che non abbia remore ad applicare la legge senza guardare in faccia a nessuno. senza contare che per essere condannati in cassazione per un reato contro la pubblica amministrazione qualcosa bisogna aver fatto, sennò buttiamo baracca e burattini e diciamo che il sistema giudiziario italiano è un’inaffidabile ed inutile grande farsa.

    poi certo, se si potessero votare i candidati e l’informazione fosse obiettiva e completa probabilmente certe persone non verrebbero mai elette.

  7. aghi_di_pino

    Analisi condivisibile, ragioni da vendere. Ma rimane il fattore “pancia”. Lascerebbe suo figlio nelle mani di un pregiudicato per atti di pedofilia? Come liberarsi dai pregiudizi?

Commenti chiusi