Con la scusa del politicamente corretto

Le fesserie dette da Donald Trump in questa precoce fase di campagna elettorale americana permettono di riempire pagine vacue, rilanciando l’alibi della contestazione al “politically correct” come se si trattasse di un pensiero e non di un’autoassoluzione facile. Un modo per dare nobiltà alla pigrizia e all’egoismo, modo diventato ormai assai più conformista di ciò che accusa. E nell’indolenza acritica con cui queste cose vengono riportate, riscrivo cose che già scrissi.
Quando si trattò di attaccare i buoni, i cattivi inventarono almeno la categoria del “buonismo”, perché prendersela ufficialmente con la bontà sembrava sinceramente impraticabile: ma nel caso della correttezza politica non si è escogitata neanche una denominazione svilente, e si è costruito tutto un pensiero che va dicendo che sia sbagliata in quanto tale – senza neanche darle un nome brutto: contestando la “correttezza” -, legittimando più o meno esplicitamente la scorrettezza vera e propria.

Ora è Trump che dice che “il problema è il politically correct”: che è come dire che il problema sia il “moralmente giusto” o “l’umanamente rispettoso”. E se anni fa anche fuori dall’Italia si era discusso sensatamente – ne avevo scritto anche in Un grande paese – di alcuni eccessi egalitaristi che si facevano alibi di una pretesa “correttezza politica” (e poi si è passati ad altro), in Italia quel dibattito è stato provincialmente ridotto a un modo come un altro di alcuni commentatori, politici, giornalisti e intellettuali – adesso raggiunti da Donald Trump – di sfogare i propri fastidi verso alcuni loro colleghi o avversari, esaltando ogni scorrettezza possibile per attaccare presunte ipocrisie o superficialità di giudizio. Il risultato è che se oggi suggerisci di aiutare una vecchietta ad attraversare la strada trovi sempre qualcuno che ti accusa di correttezza politica e spiega che aiutare la vecchietta impedisce l’efficace e libero dispiegarsi del traffico automobilistico, e che tu comunque lo stai facendo per vanità o ideologia. Il lavoro di questi critici è così diventato solido corresponsabile della dilagata inclinazione italiana a violare le regole, comportarsi male, non rispettare norme e comportamenti un tempo condivisi, essere insomma scorretti. I corretti hanno torto, e sono anche un po’ sfigati.
E intanto la vecchietta aspetta.

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6 commenti su “Con la scusa del politicamente corretto

  1. fp57

    Il termine “la vecchietta” , qui, ora, non è politically correct.
    Perchè “la vecchietta” non in grado di attraversare la strada…e non il vecchietto?
    La Vecchietta è uno stereotipo. E’ ancora un donna, ma è vista come fragile e bisognosa.
    una certa ideologia potrebbe obiettare.
    Il politically correct è terreno molto scivoloso in quanto soggetto a cambiamenti continui nel tempo e nei luoghi. E’ legato alle idee e alle ideologie con un senso di compiacimento dunque è molto diverso da “umanamente rispettoso”

  2. Luigi Muzii

    Con tutta evidenza, l’obiettivo di Donald Trump è di rovesciare tutti i tavoli a cui si siede, in modo da spostare l’attenzione su di lui. La strategia è nota anche da noi per essere stata adottata da politicanti di varia tendenza almeno negli ultimi vent’anni. Ai politicanti hanno fatto da corte giornalisti opportunisti se non prezzolati, ma l’ipocrisia di scandalizzarsi per i comportamenti altrui, massime oltre confine, anziché per i nostri, trova riscontro a qualsiasi latitudine e longitudine. Anche questo articolo rientra, a ben vedere, in questa casistica.
    L’analisi andrebbe spostata sulla capacità dei partiti, più o meno tradizionali, e dei loro fiancheggiatori nel variegato mondo della comunicazione, di selezionare le classi dirigenti. In fondo, in questo momento, alla guida del Paese abbiamo un manipolo di mediocri.
    Donald Trump è un ereditiere, una Paris Hilton con il riportino, ma ha capito come funziona il meccanismo e lo sfrutta. Lo sfruttano Salvini e Grillo, lo ha sfruttato Berlusconi e ora lo sfrutta Renzi, ognuno con il proprio codazzo di servili manovali.
    Si rassegni, non c’è giornalista che possa dirsi “vergin di servo encomio e di codardo oltraggio”. Trump fa da sé, tutto qui.

  3. Moscarda

    @fp57 Si,il concetto di politically correct non è assoluto come il concetto più generale di ‘umanamente riprovevole’ se proprio non li vogliamo identificare ma io credo che in un modo o nell’altro ne siamo un po’ tutti invischiati .Farò un esempio estremo ma proviamo a prendere in considerazione un militante dello Stato Islamico,per egli sarebbe umanamente riprovevole non lapidare la donna che ha commesso adulterio e non gli sarebbe neanche concepibile l’idea considerare ‘buonista’ il femminismo di casa nostra,da noi invece potrebbe essere considerato sessista il vedere la vecchietta fragile e debole o altrimenti potremmo considerarlo inutilmente sdolcinato,buonista,privo di buon senso perché buono non significa necessariamente intelligente e nel dibattito politico questo si nota.Chi si mette in totale contrapposizione al ‘politically correct’ bene o male si identifica nel suo ruolo di cattivista contro i ‘buoni’ che dal suo punto di vista non hanno però un approccio giusto,intelligente,di buon senso.Tornando al militante dello Stato Islamico quindi,il concetto,preso solo per esempio,di femminismo sarebbe semplicemente la nemesi non buonismo.

  4. fp57

    @Moscarda: non sono sicura che il politically correct sia da associare a “buono/cattivo”, che sono concetti morali. Secondo me, vabè l’ho già scritto, sono forme di compiacenza verso idee (la morale non c’entra) o ideologie. Ad esempio una posizione anti-femminista (sperando si capisca) qui in Italia, oggi, non è politicamente corretta cosi come una posizione femminista non è politicamente corretta nei paesi islamici.
    Il politicamente corretto è relativo.
    L’attenzione, il rispetto per l’umano sono ad un altro livello. Peraltro, ancora, un livello antropocentrico.

  5. Moscarda

    @fp57 Capisco cosa intendi però non condivido la netta distinzione tra idee/politically correct e morale,il politically correct è alla fine anch’esso morale,una specie di regolamento non scritto, tanto da spingere questi politici a criticare,contrastare costantemente questa entità impersonale non necessariamente diretta espressione di altre parti politiche scagliandosi con rabbia come a voler infrangere un tabù.La morale è anch’essa relativa,frutto di idee,e diversa in base ai luoghi come il politically correct. Forse il politically correct potrebbe essere l’espressione di una fase intermedia in cui l’ideologia si converte in morale?Forse,ma sicuramente oltre il mero compiacersi verso una determinata ideologia.

  6. archi

    “politically correct” è un termine inglese che è stato importato nella lingua italiana, in quanto tale ha assunto per noi valenze e significati che probabilmente in ambito anglosassone non esistono o esistono in altre forme o forza.
    In Italia il solo termine polically-politicamente assume di per se una valenza negativa almeno nelle accezioni del pubblico più diffuso.
    Il termine indica da noi una correttezza che però ha fini politici, una correttezza di facciata che può indicare tutto ed il suo contrario a seconda del lato politico con la quale la si guarda. Insomma è un comportamento che cerca di non scontentare nessuno, assumendo posizioni su un argomento o comportamenti che possono andar bene anche a visioni opposte dell’argomento o del comportamento. Un atteggiamento oltretutto solo di facciata, che nasconde o un’idea impronunciabile o addirittura l’indifferenza, volto probabilmente ad ottenere consensi politici o anche solo personali.
    Non ci vedo alcun compiacimento di se, quanto magari il cercare di compiacere tutti.
    Poi si sa che ognuno può farsi una propria personale idea sul significato di una parola che è a tutti gli effetti un relativo “neologismo” per la lingua italiana

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