Il “politically correct” coi signori Khan

La polemica tra Donald Trump e i coniugi Khan è un definitivo e illuminante precedente buono per qualunque discussione sul “politically correct”: perché mostra a tutti – malgrado ci sia sempre qualcuno che ora prova ad attaccare i due dignitosissimi signori genitori di un soldato ucciso in guerra – che il tanto vituperato “politically correct” conosce dei luoghi indiscutibili di applicazione. Non si sprezzano e non si criticano le persone che raccontano quello che hanno raccontato i signori Khan, non si ignora la loro indignazione e sofferenza, non si può essere indifferenti a un giovane che va a farsi ammazzare per tutti i suoi connazionali e per aiutare i suoi colleghi. È evitare queste cose, il “politically correct”, e invece farle è esattamente la “scorrettezza” di cui si compacciono bulli e maleducati di mezzo mondo in cerca di teorie autoassolutorie.
I nemici del “politically correct”, ha spiegato bene George Saunders a chi da anni vuole trasformarlo in un pretestuoso capro espiatorio, hanno semplicemente

una particolare avversione per quell’istante psicologico in cui, dopo aver pensato una cosa, decidi che non è una buona cosa e che potrebbe ferire qualcuno senza che ce ne sia bisogno, e quindi decidi di non dirla

Quest’avversione viene da tempo spacciata da chi la possiede come un nobile “parlar chiaro”: stavolta sta mostrando di cosa è fatta e di essere capace di mancare di rispetto anche al patriottismo, alla morte di un giovane soldato, al dolore di due genitori, e al dolore e compostezza di una madre. Chiunque invece pensi che vadano rispettati, sta avendo un pensiero “politically correct” ed è bene che lo sappia. E si dimostra ancora una volta che quando ci si attacca a una parola, a un’espressione, o una categoria, per farne uno striscione da stadio estraneo alla realtà, si finisce per non saperne più il significato e combinare dei guai.

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10 commenti su “Il “politically correct” coi signori Khan

  1. fp57

    è sul termine dignità (“i due dignitosissimi signori genitori di un soldato ucciso in guerra”)
    che ho molte perplessità:
    1. la dignità non è una priorità nel dolore
    2. non me la gioco ad una Convention a favore di qualcosa o qualcuno (la Clinton)

  2. djed

    In entrambe le Convention la morte di un uomo è stata strumentalizzata dai genitori dello stesso per attaccare il candidato avversario, e il cinismo con cui vengono condotte queste operazioni si fa beffe sia del politically correct che delle stupide risposte di Trump.

  3. Ragnal

    Spiacente ma i signori Khan si sono semplicemente prestati al gioco della campagna elettorale schierandosi con i Democratici. Quindi trovo assolutamente giusto e coerente che Trump li abbia trattati in quanto suoi avversari e avversanti.
    Tirare in ballo la dignità non ha la minima attinenza con quanto è accaduto. Se quei genitori avessero avuto dignità non avrebbero accettato di comparire in pubblico per giocare insieme ai democratici la carta della strumentalizzazione tipica del “politically correct”. Che prendano e portino a casa come tutti i politici fanno quando si lanciano nelle loro campagne elettorali.
    La dignità propria, quella della memoria del proprio figlio appartengono ad un altro tipo di comportamento e di conduzione di se stessi.

  4. Julian B. Nortier

    Ma è ovvio che Trump è il campione dell’unpolitically correct coì come Hillary,in modo molto raffazzonato,elegante ed ipocrita è la campionessa del “correct”.Tuttavia,così come nell’ unp. correct c’è il grande difetto del cattivo gusto(il pregio è,in alcuni casi,l’onestà intelletuale = sincerità) così nel pol. correct il pregio è sicuramente una certa etica(un tempo avremmo detto coscienza) ma il difetto è che spesso dietro i campioni del politically correct ci sono tante piccole e simpatiche-boldrini tascabili.Ovviamente,chi scrive è contro le prese di posizione becere contro la suddetta ma,bene rimarcare anche questo:cio è che dalla Clinton a esempi italioti-un altro è certo il Quirinale-e in genre di personaggi istituzionali c’è sempre più differenza con l’uomo della strada-l’italiano medio,potremmo dire,restringendo il campo al “nostro giardino” voltairiano.Ed è per questo che si possono smuovere e muovere tutti i Ny times e,in sedicesimo,blog come questo,che tanto Trump mieterà sempre consensi maggiori.Io ci ho gusto.Ci divertiremo parecchio.(pensiero unpolitically correct,ca va sans dire).

  5. Paolo192

    il “politically correct” è sicuramente anche quanto dice il signor Feltri,e in questi termini sarebbe sicuramente imprescindibile, ma come sempre succede, l’abuso che se ne fa lo porta ad essere anche altro.
    Alle nostre latitudini, il “politically correct” intinto nella melassa buonista senza se e senza ma lo trasforma un grumo di banalità e prese di posizione di una parte politica, che spesso cozzano col minimo buonsenso che ha di fronte al grido di “fascista!1!” o “razzista!1!”.

  6. uqbal

    @Ragnal

    Avere delle idee politiche, idee che sono legate a doppio filo con il modo in cui si sta al mondo e con la propria esperienza di vita, sostenere quelle idee, propagandarle e metterci la faccia in prima persona non è solo una cosa legittima, ma buona e giusta. Dove che è invece queste persone diventano assimilabili a qualcuno che ti ha pestato un piede, messo sotto con la macchina o aggredito per la strada?
    Forse è semplicemente che non ti piacciono. Ma chiunque abbia più di quattro anni sa dire “non mi piace” senza nel contempo rendersi ridicolo.

    Paolo192: politically correct non è ipocrita. Feltri è uno che pensa che chiamare un nero “cioccolatino” sia ipocrita solo perché ha difficoltà a prendere sul serio un nero. Problema suo, non del politically correct.

  7. Ragnal

    @ uqbal 3 agosto 2016 at 15:14
    È verissimo che l’espressione pubblica delle proprie convinzioni e adesioni politiche anche in relazione al proprio vissuto sia un diritto.
    È anche un Suo diritto il tentativo di derubricare e minimizzare la dialettica e la concettualità del mio intervento.
    Parimenti è stato un diritto legittimo l’atteggiamento di Trump.
    Tuttavia sappia che è altrettanto un mio diritto legittimo usare l’espressione “non mi piace” a mio insindacabile ed univoco arbitrio ogni volta che io decida di utilizzarla, indipendentemente e anche contro le Sue aspettative e concezioni.
    Come è Suo diritto legittimo costruire una dialettica sulla base di bambini di quattro anni, pestate di piedi, incidenti d’auto o aggressioni fisiche.
    Chiunque ha diritto a trarne le proprie conclusioni.

  8. uqbal

    @Ragnal

    Cosa sia o non sia diritto dire non è quel che mi interessa. Tu hai libertà di dire tutto quello che ti pare. Come ce l’ho io, come ce l’ha Trump.
    Il che non toglie che si possa dire che quelle di Trump sono scemenze, e che la dignità dei signori Khan non è mai venuta meno. E che è sciocco credere il contrario, soltanto perché non piace quel che i Khan dicono non piace.
    E’ un esercizio duro quello di dialogare tra adulti.

  9. Ragnal

    @ uqbal 4 agosto 2016 at 14:46
    Se Lei nota non ho assolutamente fatto riferimento a quanto detto o non detto dai Khan. Ho solo constatato che il presentarsi ad una convention democratica in periodo di campagna elettorale avrebbe per forza portato a vedere le loro parole avversate dal contendente elettivo dei Democratici. Il quale non ha aspettato certo l’Avvento per rispondere a tono, almeno a suo tono, che data la situazione non ritengo particolarmente più sciocco del gesto democratico di attizzare fervori a proprio favore offrendo spazio alla storia dei due coniugi. Ed ho semplicemente concluso che se lo dovevano aspettare e farsene una ragione, loro e tutto il comparto politico che li ha portati alla visibilità mediatica. Tanto è vero che i Democratici hanno progettato ed attuato questa mossa deliberatamente con il preciso intento di creare il bailamme attuale e l’intento di strappare consensi proprio in conseguenza della risposta che, erano certi, sarebbe stata pronunciata da Trump. E che è arrivata puntuale.
    Che quelle due persone abbiano senza alcun dubbio una dignità ne sono convinto, ancora maggiore per il fatto che un loro figlio era un ufficiale delle Forze Armate degli Stati Uniti ora “Missing in Action”, infatti ho solo precisato che a mio parere tale preziosa gemma dell’umana esistenza poteva essere mantenuta e coltivata nella normalità della vita domestica e professionale. E che purtroppo accettare di esibirla in una simile convention non poteva che attirare sbeffeggi da parte del tycoon repubblicano.
    Non è duro dialogare fra adulti: è normale. Prima volta?

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