Come va con l’opossum

Accantonando il giudizio sulla crisi di governo e le ragioni o i torti di chi l’ha generata – ormai è avvenuta – per valutare con concretezza se gli arrabattamenti un po’ scomposti dedicati a conservare un governo Conte valgano la candela, il criterio mi sembra quello di una visione un po’ in prospettiva. Per quanto sia comprensibile che “evitare che vincano le destre” sia un fattore determinante, prima o poi a votare ci dovremo andare: e sarebbe opportuno per chi ha idee progressiste che i partiti progressisti ci arrivassero con delle opportunità maggiori possibile. Altrimenti è inutile dannarsi tanto e vendere ogni anima che si ha per evitare un governo delle destre oggi che arriverà comunque come un treno domani.

Certo, conosco l’obiezione, e ne sono uno dei più antichi sostenitori: in questi decenni prendere tempo può funzionare, sono successe e succedono continuamente cose impreviste. Ma questo non significa che “fingersi morto” sia l’unica cosa da fare per un partito che speri pure in accadimenti esterni: se ho in programma un barbecue spero che smetta di piovere e posso farci poco, ma intanto mi attrezzo per mettere un gazebo in giardino, metti che piova ancora.

L’approccio che mi sembra deludente da parte del Partito Democratico è quello della sua indifferenza alla costruzione di progetti e consensi per il futuro: che se esistesse e mettesse le cose in una prospettiva e in una direzione renderebbe tollerabili e persino apprezzabili gli abbassamenti di asticella sul presente, iniziati andando al governo col partito dei più inetti e inaffidabili – tuttora – da cui aveva ricevuto anni di insulti e prepotenze, proseguiti con la celebrazione ed elevazione a leader di un presidente del Consiglio di buone maniere (apprezzabili) e nient’altro, e arrivati alle manovre traffichine e avvilenti di questi giorni.

Conosco la seconda obiezione, è una riflessione da tempo affascinante: ovvero che sia proprio tutto questo – la strategia dell’opossum – a permettere di costruire una crescita di consenso con cui arrivare alle elezioni in condizioni di maggior vantaggio. Ovvero che l’inesistenza premi, e che stare schisci mentre gli altri si agitano e si attirano fastidi e delusioni faccia ritornare degli elettori, per “menopeggismo”. Alla fine, ‘sto Zingaretti…
Sono andato a vedere i sondaggi – per quel che valgono, ma quelli abbiamo e su quelli gira il dibattito – e presi con le molle dicono che dalle elezioni del 2018 il PD ha guadagnato tra uno e due punti percentuali; dall’insediamento di Zingaretti ne ha persi tra uno e due, e dall’inizio del  secondo governo Conte qualcosa di più. Nel migliore dei casi arriva al 20%, oggi, con la Lega tra il 25 e il 30% a seconda delle rilevazioni.

Ripeto, non li prenderei come oro colato, anche se ultimamente le elezioni politiche non si sono scostate molto dai sondaggi. Ma mi pare che tutto si riduca a questo: o la strategia dell’opossum paga in termini di consenso – e fin qui sembra pagare briciole, ben che vada – e allora si può rinunciare alla costruzione di progetti, leadership, visioni: che possono attrarre critiche e compromettere la strategia, e verranno quando si saranno vinte le elezioni. Oppure è meglio arrivare a quelle elezioni con una capacità attrattiva basata su della sostanza, su delle ragioni vere e concrete per cui le persone debbano sperare che tu governi e migliori il paese. La apprezzabile bonomia di Zingaretti mi pare un po’ poco per “le grandi sfide che ci attendono”, e meno ancora nel confronto aperto con i teppisti urlanti del centrodestra.
Quelle cose che si facevano una volta in politica, insomma. Progetti, leadership, visioni, da perseguire, mediare e trattare poi ogni giorno con pragmatismo (ora è solo mediare e trattare come progetto).

Mastella sarebbe più perdonabile. Per tacere di tutti gli altri ripiegamenti.

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro